Abbiamo già affrontato questo fenomeno come uno dei più importanti da conoscere quando si parla di comfort negli spazi interni. Nel nostro articolo sulle condizioni termoigrometriche, abbiamo constatato che l'umidità, insieme alla temperatura, è uno dei fattori chiave da tenere in considerazione per valutare il benessere nell'occupare uno spazio.
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In questa occasione andremo ad approfondire la natura di questo fenomeno, le sue cause, le sue conseguenze e le strategie per porvi rimedio.
Cos’è l’umidità?
Quando parliamo di umidità nel contesto di un ambiente interno, ci riferiamo alla quantità di vapore acqueo contenuto nell’aria ambiente. Per essere precisi e per prendere le distanze dalla definizione di umidità propria di altri contesti, è bene chiarire che in realtà ci riferiamo all’umidità relativa, una misura percentuale che definisce il rapporto tra l’umidità contenuta in una massa d’aria rispetto a quella che potrebbe contenere. Quindi quando definiamo le percentuali di umidità ideale, che generalmente collochiamo tra il 30% e il 65%, in termini scientifici ci riferiamo all’umidità relativa, non tanto all’umidità, che viene spesso definita in modo più generico come “acqua di cui è impregnato un corpo o che, vaporizzata, si mescola con l’aria”.
Quanto è importante in un ambiente interno?
Come abbiamo già annunciato all’inizio di questo articolo, il controllo dell’umidità nell’ambiente interno degli edifici è fondamentale per la sensazione di benessere. Se ci troviamo in condizioni di bassa umidità relativa, i meccanismi di regolazione del corpo fanno sì che l’evaporazione del sudore dal corpo sia eccessiva, con conseguente secchezza della pelle e delle mucose. D’altra parte, un’elevata umidità relativa ci impedisce di evaporare il sudore, le nostre strategie di autoregolazione sono ostacolate e non possiamo rinfrescarci adeguatamente, aumentando la sensazione di calore. Inoltre, un ambiente eccessivamente umido facilita la proliferazione di microrganismi e la comparsa di muffa, che possono portare a reazioni allergiche e malattie respiratorie.
Livello di umidità ideale
Il livello di umidità ideale per un ambiente interno dipende dalla temperatura e dalle condizioni climatiche. In generale, si può dire che l’umidità relativa, per garantire il comfort e il benessere delle persone, dovrebbe essere compresa tra il 45% e il 60% in estate (ambiente interno climatizzato tra 23‐25°C) e tra il 40% e il 50% in inverno (ambiente interno climatizzato tra 21-23°C), limitando al 35% l’umidità relativa in circostanze eccezionali.
Tuttavia, ci sono anche normative che stabiliscono dei valori ottimali di umidità in base al tipo di ambiente e alla sua destinazione d’uso. Ad esempio, per gli ambienti sanitari, la norma UNI 10339:1995 prevede un’umidità relativa tra il 35% e il 45% in condizioni invernali con una temperatura interna ≤20°C, e tra il 50% e il 60% in condizioni estive con una temperatura interna ≥26°C.
Per gli ambienti scolastici, la norma UNI EN 16798:2019 prevede un’umidità relativa tra il 25% e il 60% per la II categoria di qualità dell’aria. Per misurare l’umidità in casa si può usare un igrometro, uno strumento che indica la percentuale di umidità relativa dell’aria. Se l’umidità è troppo alta o troppo bassa, si possono adottare delle soluzioni per regolarla, come la ventilazione naturale o la ventilazione meccanica controllata, l’uso di deumidificatori o umidificatori, o l’isolamento termico delle pareti e delle finestre.
In quali casi si tratta di un problema causato dall’umidità?
Quando il livello di umidità in uno spazio interno raggiunge il 70%, i suoi effetti possono diventare visibili e percepibili in diversi modi:
- Condensa all’interno delle finestre
- Rigonfiamento e distacco della vernice o distacco della carta da parati
- Rigonfiamento delle parti in legno
- Comparsa di ruggine su oggetti metallici
- Comparsa di macchie sulle pareti
- Comparsa di funghi, muffe, muschi e licheni
- Odore di muffa
Come risolvere il problema dell’umidità
Le origini sono diverse e possono verificarsi contemporaneamente, per questo è importante identificarle per controllare con successo l’umidità negli edifici.
Alcune attività della vita quotidiana producono umidità, come preparare i pasti, fare la doccia, utilizzare gli elettrodomestici e lo stesso metabolismo umano (ogni persona evapora circa 350 ml di acqua al giorno attraverso la sola respirazione). Tuttavia, in condizioni normali, l’eccesso di umidità originato da queste attività può essere risolto semplicemente controllando la produzione di vapore all’interno e utilizzando la Domanda Controllata di Ventilazione in base alla concentrazione di umidità. Un sistema di ventilazione meccanica controllata è un sistema in grado di evacuare efficacemente l’aria dagli ambienti umidi, facilitando così il raggiungimento dei livelli di comfort.
Uno dei problemi più comuni causati dall’umidità è la formazione di condensa, che può verificarsi quando lo spazio interno ha una temperatura più elevata rispetto a quella esterna. Quando la temperatura delle pareti è inferiore al punto di rugiada interno (che dipende dalla temperatura e dall’umidità relativa), su di esse si verifica la condensazione dell’acqua: l’aria sovraccarica di vapore acqueo, a contatto con una superficie fredda, condensa producendo acqua allo stato liquido. In questo caso l’effetto del rivestimento freddo è dovuto a uno scarso isolamento, a una struttura senza taglio termico o all’uso di vetri monostrato. Proporre un miglioramento e/o una sostituzione di questi elementi è il modo più sicuro ed efficace per risolvere il problema.
L’umidità può invece manifestarsi anche in altri modi, come per infiltrazione dall’esterno attraverso i muri o per risalita dovuta al contatto diretto degli involucri con il terreno. Questi casi solitamente portano ad altri tipi di problemi come macchie sulle pareti interne o efflorescenze.