Nonostante il nostro Paese goda di un'ottima posizione e condizioni climatiche, l'arrivo dell'inverno comporta un notevole abbassamento delle temperature che ci porta ad intensificare la vita in ambienti chiusi, soprattutto al nord dove il clima invernale è più rigido. Se a questo aggiungiamo il problema della crisi energetica e delle nuove politiche di tutela dell’ambiente, è normale che sorgano dubbi su come si possa garantire il comfort termico invernale in una prospettiva sostenibile. La chiave, come analizzeremo, è l’installazione di sistemi di ventilazione meccanica ad alta efficienza.
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Cos’è il comfort termico e quali sono le normative in Italia
Il comfort termico è la sensazione di benessere che si prova quando il corpo è in equilibrio con il clima circostante. Questa sensazione dipende da diversi fattori, tra cui la temperatura dell’aria, l’umidità, la velocità del vento, la radiazione solare, il tipo di abbigliamento e l’attività fisica. Quando uno o più di questi fattori sono fuori dal range di tolleranza, si può avvertire una sensazione di disagio termico, che può influire negativamente sulla salute e sulla produttività delle persone.
In Italia, il comfort termico varia a seconda delle regioni e delle stagioni. In generale, si può dire che il comfort termico si raggiunge quando la temperatura dell’aria è compresa tra 18 e 26 °C, l’umidità relativa è tra il 30% e il 70%, la velocità del vento è inferiore a 1,5 m/s e la radiazione solare è moderata. Queste condizioni si verificano più spesso in primavera e in autunno, mentre in estate e in inverno il comfort termico può essere compromesso da ondate di caldo o di freddo, che richiedono l’uso di sistemi di riscaldamento o di raffrescamento.
Per garantire il comfort termico nei luoghi di lavoro, esistono delle normative specifiche che stabiliscono i criteri e gli strumenti per la valutazione e il controllo delle condizioni microclimatiche. Tra queste, si possono citare:
- Il Decreto Legislativo 81/2008, che stabilisce le disposizioni generali in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, tra cui le condizioni microclimatiche. Il decreto non prescrive specifici valori limite, ma raccomanda di effettuare la valutazione considerando il tipo di attività svolta dal lavoratore.
- Le norme tecniche UNI EN ISO, che forniscono i metodi per il calcolo degli indici di benessere termico, funzione delle variabili oggettive e soggettive. Il riferimento tecnico principale è costituito dalla norma UNI EN ISO 7730:2006, che si basa sulla temperatura operativa e sugli indici di Fanger (PMV e PPD). La norma classifica la qualità degli ambienti interni in categorie, dalla prima (la classe con i requisiti più elevati) alla quarta (la classe che può essere utilizzata solo per periodi limitati di tempo).
- Il documento INAIL, che riassume le principali indicazioni e raccomandazioni per la valutazione delle condizioni di benessere termico negli ambienti di lavoro, basandosi sulle norme tecniche UNI EN ISO.
In inverno, è fondamentale adottare queste misure per evitare che i lavoratori siano esposti ad ambienti di lavoro con basse temperature e altre condizioni che influiscono sul loro benessere fisico e mentale. Tra le conseguenze più gravi del disagio termico invernale si distinguono:
- Aumento del rischio di infortuni sul lavoro: il disagio termico invernale può portare a una maggiore tendenza a disperdersi e alla mancanza di concentrazione, aumentando così il rischio di incidenti sul lavoro come cadute, inciampi e lesioni muscolo-scheletriche.
- Deterioramento della destrezza manuale e della sensibilità tattile: questo fenomeno è particolarmente critico per i lavoratori che operano con macchinari pericolosi, poiché il disagio termico può causare una diminuzione della destrezza e della sensibilità, aumentando il pericolo sul luogo di lavoro.
- Malessere generale: il disagio termico invernale può generare un senso di malessere diffuso, caratterizzato da sensazioni di freddo ai piedi, mal di testa, secchezza delle mucose e irritazione agli occhi. In alcuni casi estremi, ciò può sfociare in brividi o tremori.
- Impatti sulla salute cardiovascolare, respiratoria e metabolica: Il disagio termico invernale può avere conseguenze dirette sul sistema cardiovascolare, respiratorio e metabolico, compromettendo la salute complessiva del lavoratore.
Quali sono i parametri per garantire il comfort termico in inverno?
Combattere il disagio termico invernale in ambito lavorativo è molto più complesso del semplice innalzare la temperatura dei termostati. Si tratta di attuare una strategia globale di climatizzazione che affronti i quattro fattori che concorrono a creare quella sensazione di disagio dovuta a cattive condizioni ambientali, noti come condizioni termoigrometriche. In generale i parametri che garantiscono il comfort termico invernale negli ambienti di lavoro sono:
- Temperatura: non deve scendere sotto i 17°C nei luoghi dove si svolge lavoro sedentario e i 14°C in quelli con leggero sforzo fisico.
- Umidità: dovrebbe essere mantenuta tra il 30-70%.
- Velocità dell’aria: i lavoratori non devono essere esposti a correnti d’aria continue superiori a 0,25 m/s in ambienti non caldi.
- Rinnovo dell’aria: la portata minima per lavori sedentari in ambienti non contaminati è di 30 m³/h per lavoratore e di 50 m³/h per tutti gli altri casi.
Sebbene il rispetto di questi parametri garantisca il benessere termico generale delle persone, la sensazione di comfort termico non è uguale per tutti, ma dipende da diversi fattori, sia oggettivi che soggettivi. Infatti, ci saranno sempre persone che lo percepiscono diversamente rispetto alla maggioranza, a seconda del loro metabolismo, del loro abbigliamento, della loro attività fisica, ecc. Per questo motivo, sono state elaborate delle normative e una metodologia che consentono di misurare queste condizioni in modo oggettivo e uniforme.
Ciò è stabilito nella già citata norma UNI EN ISO 7730:2006 su “Ergonomia degli ambienti termici – Determinazione analitica e interpretazione del benessere termico mediante il calcolo degli indici PMV e PPD e dei criteri di benessere termico locale”. Un’altra norma importante è la norma UNI EN 16798-1, pubblicata nel 2019, che si applica agli edifici residenziali e non residenziali, e che descrive come i parametri di comfort termico devono essere utilizzati per i calcoli energetici. Questa norma tiene conto anche della qualità dell’aria, dell’acustica e dell’illuminazione, oltre che del comfort termico.
Efficienza energetica e comfort termico
Nell’attuale contesto delle politiche di promozione dell’efficienza energetica, la questione del comfort e del disagio termico invernale non può essere analizzata solo dal punto di vista sanitario. Le misure adottate devono coniugare sostenibilità ed efficacia per migliorare la qualità dell’aria negli ambienti di lavoro.
La soluzione che ha dimostrato maggiore efficacia nel rispetto di questi due fattori è l’installazione di sistemi di ventilazione meccanica a doppio flusso con recupero di calore poiché risolvono tutti i problemi legati ad una non corretta climatizzazione, comportando allo stesso tempo un notevole risparmio nei consumi energetici.
Creare ambienti di lavoro che non risentano del disagio termico nel periodo invernale è un investimento per le aziende stesse. Oltre a proteggere la salute dei lavoratori, l’installazione di questi innovativi sistemi di ventilazione meccanica aumenterà il loro livello di produttività e ridurrà gli infortuni o le assenze per malattia. Ci sarà anche una notevole riduzione dei costi energetici dell’azienda, oltre alle politiche di sostenibilità e di tutela dell’ambiente.